Recensioni, Romanzi

La custode dei peccati

Il libro di cui voglio parlarvi oggi, è un romanzo storico bellissimo, dal titolo: “La custode dei peccati”, scritto da Megan Campisi. Affronta un argomento inedito, o almeno, a me sembra così, perché non mi è mai capitato di leggere qualche altro testo che parli dei mangia peccati.

Ma partiamo con ordine. Il libro racconta la storia di May. Una giovane ragazza che vive in Inghilterra, durante il periodo dei Tudor. Ma non voglio preoccupare o annoiare coloro che poco sono avvezzi alle epoche storiche. Vi dico da subito che il romanzo è ambientato in quell’epoca, ma è l’intera storia ad avermi affascinato, proprio per la sua particolarità. Dunque vi dicevo che la protagonista è May. Una ragazzina orfana di genitori.

Ha perso sua madre da bambina e dopo qualche anno, in seguito ad un incidente durante la ristrutturazione del Mulino Comunale, ha perso anche il suo amato padre. La ragazza fa del suo meglio per vivere onestamente, ma la fame è una cattiva compagnia, che spinge spesso a commettere errori. E così un giorno May ruba un pezzetto di pane caldo, fragrante, appena sfornato. Cerca di nascondersi, perché il fornaio e suo figlio, accortisi del furto, la inseguono. Ma quel giorno la fortuna non è dalla sua parte. Viene catturata e condotta in galera.

Non dovrebbe essere così preoccupante la sua condanna. In fondo ha rubato solo un piccolo pezzo di pane. Purtroppo un  giudice crudele le darà invece una condanna ben peggiore della morte. Da quel momento in poi, lei diventerà una Mangia peccati.  

Ma chi sono le Mangiapeccati? Sono esclusivamente donne, emarginate a livello sociale, considerate una maledizione. Hanno il compito di ascoltare le confessioni dei peccati dei morenti e garantire la loro purificazione, mangiando dei cibi corrispondenti ai peccati dichiarati e assumendo su se stesse le loro colpe. In modo che l’anima del morente possa aspirare al Paradiso. Ovviamente la Mangia peccati, assumendo i peccati altrui, avrà un fardello così pesante da portare in vita e anche dopo, che difficilmente potrà aspirare a una qualche forma di redenzione.

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La custode dei peccati o la mangia peccati

Il destino di May da questo momento è segnato. Anche a livello fisico. Infatti le viene tatuata una S sulla lingua e le viene messo un collare da cui pende una grossa S (da sin, che significa peccato) chiuso ermeticamente. In modo che possa essere individuata da tutti. Nessuno la può guardare. Lei non potrà rivolgere la parola a nessuno, perché “porta male” ascoltare una Mangiapeccati. Se la si vede e non è stata convocata, le persone cominciano a pregare ad alta voce, come per scacciare il demonio. 

Insomma May, da quel momento in poi, da ingenua e giovanissima donna, si ritroverà ad essere una reietta della società. Inutile cercare di rientrare nella sua casa. Nemmeno i vicini vogliono più avere a che fare con lei.

Alla fine, l’unica persona che può accoglierla è la vecchia Mangiapeccati. Così inizierà il suo praticantato, fatto di disperazione e vergogna. Con il suo corpo che si ribella al principio, rischiando di vomitare i cibi che è obbligata a mangiare per estinguere i peccati di chi passa a miglior vita.

Fino a quando, un giorno, le due Mangiapeccati non vengono convocate addirittura a Corte, dove una dama di compagnia della regina sta morendo. Una volta morta la donna, tra i vari cibi esposti nella bara, ce n’è uno che loro non hanno richiesto: il cuore di cervo, che viene mangiato quando si confessa un omicidio. Un peccato però che la donna in punto di morte non aveva confessato.

Sorpresa, la vecchia Mangiapeccati si rifiuta di terminare il pasto e viene arrestata, per tradimento, nelle segrete del castello. Ed è proprio a quel punto che May dovrà prendere una decisione. Ha troppa paura e così decide di completare lei il pasto. È molto giovane e inesperta, ma si ripromette di investigare e fare giustizia in favore della sua maestra. L’unica persona che ha dimostrato un po’ di umanità nei suoi confronti, dopo gli ultimi eventi.

Quando verrà convocata più volte a corte per delle morti non chiare e per mangiare ancora dei cuori di cervo non richiesti, capirà che dovrà indagare a fondo per portare a galla il marciume presente nelle stanze che circondano la regina e le sue dame di corte. 

La custode dei peccati. Recensione

La cosa che mi ha colpito di più è pensare che la figura della Mangia peccati sia esistita realmente, almeno in alcune zone dell’Europa. Anche l’autrice fin dalla prima pagina, chiarisce l’esistenza effettiva delle Mangiapeccati in alcune zone dell’Inghilterra nei secoli scorsi. E col suo romanzo, grazie alla sua bravura, ci catapulta in un periodo tremendo, soprattutto per le donne. Il romanzo è ben contestualizzato e la stessa figura della mangia peccati ha la sua ragione d’essere in un contesto storico dove ci si poteva liberare dei peccati grazie al pagamento delle indulgenze.

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La mangia peccati May

La protagonista May, fa tanta tenerezza, perché al principio sembra rassegnata al suo nuovo ruolo e viene voglia di spronarla a reagire, perché il suo destino non sia segnato per sempre. Si sente il bisogno di riscatto, di cui prende consapevolezza May dopo diversi avvenimenti. Un libro scorrevolissimo, che a tratti mi ha fatto  persino infervorare per la sorte infausta della protagonista e nel contempo mi ha fatto tifare per lei.

Indubbiamente il merito di tutto questo è dell’autrice Megan Campisi, che trovo fantastica nel riuscire a proiettarci in una versione “alternativa” della vera storia dei Tudor.

La custode dei peccati. Recensione

Questo romanzo inoltre mi ha acceso la curiosità anche dal punto di vista storico circa il ruolo dei mangia peccati. Così ho indagato un po’ e ho scoperto nuove cose. Certo e per fortuna, la realtà è meno “crudele” del romanzo, perché non è vero che questo ruolo fosse prettamente femminile. Anzi, furono soprattutto gli uomini appartenenti alle classi più basse a svolgere questa funzione. La motivazione era la più ovvia: la fame. Pur di mettere qualcosa nello stomaco, alcuni uomini si prestavano a una simile ignominia. Di solito il pasto da mangiare era un tozzo di pane e un bicchiere di birra. Quindi non era un’imposizione dettata da un qualche giudice che dall’alto del suo ruolo, decideva questa sorte crudele. Ma bensì una scelta dettata dalla necessità.

 È pura finzione letteraria anche l’obbligo di tatuare con una S la lingua e far indossare un collare con una S in modo perenne. Ma di questo ci avvisa anche l’autrice nell’introduzione. Ma proprio qui sta la bravura della scrittrice de La Custode dei peccati, Megan Campisi. Riuscire con la fantasia a portarci in una delle epoche più buie e travagliate, dove non era facile vivere, a maggior ragione se  si era una donna.

Un libro consigliatissimo!

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